Quando si è ancorati ad
una motivazione oltre il nostro dicibile
Strumento divino la fede.
E’ capace di muovere montagne, far vedere ciò che non
esiste, credere all’inverosimile fino a sottacere la ragione. Basta possedere
la verità, una, sola ed inscindibile.
Come un bisogno innato di protezione durante le nostre
scelte ci dobbiamo ancorare ad un feticcio: non parlo solo di quello
spirituale, ma investititi dall’iperspecializzazione ci si tuffa nel proprio presumibile
talento e nella propria vocazione, per essere ciò che facciamo. Come dicono
alla Fiat.
Identifichiamo la via e non ci resta che percorrerla. Di
fronte al bisogno innato di trovare il proprio passaggio, che ci è stato rivelato,
si può cadere in errore perché comunque puoi dirimerti.
Il perdono attende lì, dove la libertà ti pone davanti a delle
scelte, dandoti pure la possibilità di sbagliare. Seppure sbagliare è solo un
errore di valutazione del futuro, o un savio calcolo strategico per vincere. Valutazione
del futuro attraverso le azioni nel presente.
Ecco la nuova fede, si è rintanata nelle cigolanti maglie
del progresso. Abbiamo presumibilmente moltiplicato le possibilità, la capacità
di sopravvivere, ma mi chiedo semplicisticamente: siamo più felici?
Abbiamo bisogno di trucchi, di aiuti, abbiamo necessità di
emergere, perché l’ansia da prestazione è spinta innanzi dalla motivazione del
consenso. Per restare al passo con i tempi, si sta come su di un tapis roulant
a camminare sempre nel verso opposto per non andare da nessuna parte, per
restare al passo con i tempi, per seguire i desideri, e per pochi istanti
credere che tutto dev’essere così com’è. O come ci viene fatto credere che
debba essere. Un mite consiglio ti batte il colpo, fin quando non ti svela che
ti sei tuffato in convinzioni dettate dal potere quello che anche tu, e lo
ammetti pure, desideri ardentemente di possedere.
T’immergi nel sistema, sino a quando non ne sei un
meccanismo inglobato attraverso la tua stessa ansia, per comunicare attraverso
gli oggetti, la tua capacità di decodificare i nuovi alfabeti di consumo, come
strumenti di moltiplicazione della tua soddisfazione.
Forse abbiamo sbagliato ad avere avuto fede in maniera
acritica del progresso e tecnologia?
Forse dovremmo ripensare ad appropriarci della realtà?
Qual è la realtà se non il convincimento attraverso una
immortale speranza di superare la morte?